Una mattina del 1998 faccio a pezzi i biglietti del treno – i miei nonni devono tornare a Milano, io non voglio che partano. Mentre tutti dormono ancora, unica spettatrice mia sorella, che mi guarda di pietra, io sbriciolo un intercity nel water e tiro lo sciacquone. Anche di fronte alle minacce di mio padre, dopo, fingo di non sapere – i biglietti? Quali biglietti?
Una mattina del 1998 faccio a pezzi i biglietti del treno e da quel giorno in poi amo solo in questo modo.

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Molti anni dopo ad agosto. Come fai a tenere addosso una camicia con questo caldo – non vorresti spogliarti? Vorrei essere te e correre fino alla riva, venti metri lontano da qui, via la camicia e poi a fondo nell’olio del mare. Mi innamoro, la testa appoggiata a una mano, dondolo un piede con impazienza, mi preme tu capisca che sono impaziente, non so perché lo faccio, non è una bella qualità – più forte di me è la voglia di dichiararmi impaziente per sempre.
Due mesi dopo il tuo braccio mi fa da cintura di pelle bianca in un tram, in una città senza acqua, io chiudo gli occhi in un sigillo sul mio cuore, un sigillo sul mio braccio.

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Molti anni dopo a novembre piove, sono in ritardo. Sei un’estrazione casuale in una stanza, penso ci siano delle coincidenze, che ci succedano incidenti simili – questo non ha nessun valore, significato. Significa invece qualcosa il calore del sangue tra i capelli, il cuoio tutto capillari, perché la mia memoria è tattile e poi visiva. Ti catalogo a spanne, di indice in pollice, di mignolo in anulare, e ti porto disegnato, digitale, nelle mani.
Credi che nei posti in cui siamo stati siano rimasti i nostri fantasmi?

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A settembre prima di tagliare i capelli. Non è intellettuale ma ho una fantasia, un sogno ricorrente, una sinapsi smossa, ho una disconnessione tra i moti nervosi e la periferia del mio corpo, e non è intellettuale. Da quando ti ho lasciato indietro io non sono più intelligente, non ho rapporti d’ordine razionale tra le parti di me, sono una dislocazione, un trasferimento, una terra non assegnata.
Se solo potessi avere il tuo corpo e indossarlo come tuta mimetica, andarmene in giro con i nostri due intollerabili pesi.